Migliora il tuo Project Management con Kanban: risolvere problemi concreti di gestione dei progetti

Ieri a Roma abbiamo partecipato come sponsor al VII Forum Nazionale di Project Management organizzato congiuntamente dai tre Chapter italiani del PMI, dove abbiamo avuto tanti interessanti incontri con i partecipanti e conversazioni su problemi concreti di gestione dei progetti.

Tema ricorrente è come alleviare il sovraccarico dei team e come riuscire a mantenere le promesse di tempistica fatte al cliente.

Prevedere in modo affidabile tempi e costi riduce i rischi di progetto

Il metodo Kanban permette di stabilizzare e rendere prevedibili i flussi di lavoro dei team coinvolti nei progetti, migliorando in modo significativo l’affidabilità e la correttezza delle previsioni relative a tempi e costi di progetto. Ottenere una prevedibilità di tempi e costi con una confidenza statistica misurata e dimostrabile superiore al 90% significa avere ridotto sensibilmente i rischi di progetto, sia in termini di promesse al cliente che di sovraccarico del team.

Il project manager che usa Kanban migliora l’efficacia del proprio lavoro perché si orienta sempre di più alla prevenzione dei problemi piuttosto che alla loro risoluzione, diventa sempre di più un risk manager


gioco dimostrativo dell’effetto benefico prodotto dall’introduzione di un collo di bottiglia a monte di un flusso

Stabilizzare il flusso di lavoro aumenta la prevedibilità di tempi e costi

Chi ci ha incontrato ieri al nostro stand ha potuto toccare con mano, attraverso un piccolo gioco dimostrativo (nella foto) preso in prestito da Eli Goldratt e dalla teoria dei vincoli, l’effetto benefico, ancorché controintuitivo, dell’introduzione di un collo di bottiglia all’inizio del flusso di lavoro. Così facendo il flusso di lavoro si stabilizza, diminuiscono Work in Progress (WIP) e Lead Time, si riduce l’entropia all’interno del Team, si pongono le basi solide per aumentare la prevedibilità di tempi e costi per poi successivamente aumentare anche il Throughput.

La tipica obiezione è che questi concetti sono applicabili alla produzione di serie, il progetto è qualcosa di diverso. Vero, ma solo in parte, vent’anni di applicazione del metodo Kanban in tutto il mondo hanno dimostrato che all’interno dei progetti la stragrande maggioranza dei fenomeni  sono prevedibili, molto di più di quanto non si creda comunemente. Occorre però analizzare a fondo le dinamiche, imparare a conoscerle e a misurarle.

Casi di studio, formazione e coaching

Per approfondire le applicazioni pratiche potete leggere i casi di studio che abbiamo pubblicato raccontando la nostra esperienza. Li trovate nel nostro blog.

Per comprendere più a fondo il metodo, anche attraverso giochi di simulazione, e imparare come costruire e migliorare il vostro sistema Kanban potete partecipare a uno dei nostri corsi accreditati dalla Kanban University. Trovate tutte le informazioni nella pagina dei corsi.

Se desiderate l’aiuto di un esperto che vi supporti in azienda ad applicare il metodo Kanban, un coach accreditato presso Kanban University potrà fornirvi tutta l’assistenza necessaria. Trovate tutte le informazioni nella pagina del coaching STATIK.

Per continuare o iniziare a parlarne insieme, potete contattarci cliccando su questo link.

Vi aspettiamo!

Ho pubblicato originariamente questo articolo per il portale Kanban Help, al quale collaboro insieme al collega Luca Gambetti.
Visita Kanban Help – www.kanban.help – per conoscere gli strumenti formativi e di coaching che ti possono aiutare a introdurre il metodo Kanban nella tua azienda.

Migliora il tuo Project Management con Kanban: pianificare un progetto con Kanban

Recentemente ho avuto modo di pianificare un progetto con il metodo Kanban e di apprezzare una volta di più la rapidità con cui le pratiche Kanban permettono di elaborare una previsione affidabile dei tempi e costi di progetto. Ho già introdotto in un precedente articolo i concetti fondamentali relativi al KPPM – Project, Programme e Portfolio Management. Qui racconto un breve esempio applicativo che fa uso di alcune tra le pratiche suggerite.

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Il progetto

Il progetto informatico da pianificare è consistito nel refactoring e sostituzione di una soluzione software per la gestione di un workflow aziendale che era diventata obsoleta e inadeguata. Il flusso di lavoro in questione ha una lunga storia ed è stato via via nel tempo ottimizzato. Non ci si aspettava nel progetto particolari sorprese da un flusso sostanzialmente consolidato.

Il team di progetto ha visto il coinvolgimento della responsabile dell’area di business interessata, oltre che della project manager (la responsabile IT), della sua assistente, il sottoscritto come Kanban coach e due team di sviluppatori appartenenti a due aziende fornitrici diverse, ben conosciuti e con entrambi i quali esiste da anni un solido rapporto di collaborazione. I due team di sviluppatori hanno caratteristiche e performance differenti e la responsabile IT ha effettuato nel tempo delle misurazioni che ci hanno permesso di conoscere con una certa accuratezza il tipo di distribuzione di probabilità dei loro Lead Time. Per il tipo di sviluppo da effettuare potevamo in questo caso considerare i Lead Time di entrambi i team di tipo gaussiano (Thin-Tailed), quindi abbiamo potuto utilizzare nelle previsioni il Lead Time medio e applicare la Legge di Little.

Preliminarmente abbiamo effettuato un’analisi del lavoro da svolgere e creato un backlog di progetto composto da circa 40 requisiti di alto livello in forma di User Story.

La pianificazione

Non entrerò nei dettagli tecnici dei concetti probabilistici e matematici sottostanti, mi limiterò a una panoramica del metodo applicato. Per pianificare il progetto con il metodo Kanban abbiamo proceduto come segue.

Modello probabilistico per calcolare il numero di User Story di dettaglio

Innanzitutto ci siamo creati un modello per fare delle ipotesi probabilistiche su quale avrebbe potuto essere il numero di User Story di dettaglio a partire da quelli che erano i requisiti di alto livello. Il modello probabilistico ci ha suggerito che un numero di circa 10 User Story di dettaglio per ciascun requisito era una misura ragionevole, per cui abbiamo previsto circa 400 User Story di dettaglio da sviluppare.

Fattore di correzione per tenere conto della ‘dark matter’

Abbiamo successivamente corretto il numero di User Story previste in funzione di quella che in Kanban chiamiamo ‘dark matter’, ovvero tutta quella parte di requisito che emerge man mano che il progetto procede. Non si tratta di nuovi requisiti, chiedendo al committente del progetto risponderà che quei requisiti non sono nuovi, sono sempre stati lì anche se non erano emersi in modo chiaro. Per questo è meglio introdurre un fattore di correzione opportuno per tenerne conto. Nel nostro caso, data la natura del progetto di refactoring del software, con poche sorprese, abbiamo ritenuto che un fattore di correzione del 40% fosse adeguato per tenere conto in modo corretto della ‘dark matter’. In totale la previsione è diventata quindi di 560 User Story.

Calcolo del throghput e del WIP a partire dalla deadline di progetto

Considerando che tipicamente, in un progetto che fa uso di un flusso di lavoro Kanban, è solo la parte temporalmente centrale quella in cui è possibile considerare il flusso di lavoro stabile e costante, abbiamo applicato la Legge di Little al 90% circa del lavoro da realizzare, pari a circa 500 User Story, da svolgersi nel 60% circa del tempo totale di progetto.

Ripartendo le User Story sui due team di sviluppo e conoscendo la deadline di progetto richiesta dalla responsabile dell’area di business, abbiamo calcolato il throghput richiesto, ovvero il numero di User Story che i team devono sviluppare per unità di tempo. Applicando la Legge di Little a ciascun team, in funzione del Lead Time medio su base storica e del throghput richiesto abbiamo quindi calcolato il WIP (Work in Progress) medio per entrambi i team.

Correzione del bias cognitivo sul concetto di media

Il modello prevede poi un ulteriore fattore di correzione del 10% per tenere conto del fatto che i valori medi usati per il calcolo sono un’approssimazione della mediana (ossia il cinquantesimo percentile statistico), che sarebbe il valore corretto da considerare. Noi esseri umani siamo soggetti a un bias cognitivo che ci fa considerare ‘valore medio’ quello che in realtà è il valore mediano. Quando diciamo che “mediamente facciamo una certa attività in un certo tempo” intendiamo che una volta su due ci mettiamo di più e una volta su due ci mettiamo di meno, ma questo appunto è il concetto statistico di mediana, non di media.

Definizione dei tempi e costi di progetto

Abbiamo infine richiesto ai fornitori di mettere a disposizione un numero di sviluppatori adeguato al WIP di lavoro calcolato. In base al calcolo effettuato i fornitori hanno organizzato ciascuno il proprio team e ci hanno fornito un preventivo dei costi per la realizzazione del progetto nei tempi previsti.

Al netto dei tempi necessari per l’elaborazione dell’offerta da parte dei fornitori, la previsione dei tempi e costi di progetto ha richiesto in tutto solo qualche ora.

Il monitoraggio

La previsione così definita ha permesso anche alcuni monitoraggi in corso di progetto molto semplici ma efficaci:

  • il fattore utilizzato per calcolare il numero di User Story per ciascun requisito ha consentito un controllo rapido e costante della stabilità del backlog. Quando un team registrava un valore significativamente diverso da quello previsto, faceva immediatamente escalation al project manager;
  • ci si aspettava che il Lead Time medio di ciascun team fosse sostanzialmente stabile. Quando si discostava significativamente dai valori di riferimento, partiva immediatamente un escalation al project manager;
  • infine ci si aspettava che il throghput di ciascun team restasse attestato al valore medio previsto. Anche in questo caso, quando si discostava significativamente dai valori di riferimento, partiva immediatamente un escalation al project manager.

Conclusione

E’ chiaro, come nell’esempio applicativo qui descritto, che per pianificare e monitorare un progetto con Kanban sia necessaria la presenza di un flusso di lavoro stabile del quale si conoscano i Lead Time medi. C’è del lavoro da fare a monte del progetto, sempre con Kanban, per misurare e, nel caso, rendere stabile e prevedibile il flusso di lavoro dei team.

Ho pubblicato originariamente questo articolo per il portale Kanban Help, al quale collaboro insieme al collega Luca Gambetti.
Visita Kanban Help – www.kanban.help – per conoscere gli strumenti formativi e di coaching che ti possono aiutare a introdurre il metodo Kanban nella tua azienda.

Migliora il tuo Project Management con Kanban: il Kanban Project, Programme e Portfolio Management

Il metodo Kanban ha avuto, fin dalle sue origini, i progetti nel proprio perimetro di applicazione. Nato per gestire i flussi di lavoro dei team IT, il metodo Kanban è stato da subito applicato anche per gestire il lavoro degli stessi team IT quando questi sono impegnati in un progetto.

A partire dagli informatici, la comunità dei project manager si è quindi sempre più interessata al metodo Kanban. Ho già citato in un precedente articolo l’intervento di David J Anderson, creatore del metodo Kanban, al PMI Poland Chapter Congress 2013. Successivamente il metodo Kanban è stato via via menzionato in varie pubblicazioni di project management. Il manuale PRINCE2 Agile del 2015 fa riferimento esplicitamente al metodo Kanban tra le tecniche di product delivery (dedicandogli un capitolo ben fatto) la guida al PMBoK 6th Ed. del 2017 lo cita brevemente (un paragrafo) tra le tecniche di schedulazione, la guida al PMBoK 7th Ed. del 2021 lo cita più diffusamente rispetto alla precedente seppure in modo poco organico.

Teodora Bozheva, co-autrice insieme a David J Anderson del Kanban Maturity Model (KMM) ha ribaltato questa visione residuale e pubblicato nel 2023 una guida specifica dal titolo KPPM – Kanban Project, Programme e Portfolio Management – A map to business agility: il metodo Kanban non più visto all’interno di un progetto come semplice modalità di gestione operativa del delivery, ma più propriamente come leva strategica per supportare una migliore gestione non solo dei progetti aziendali, ma anche dei programmi e del portfolio aziendale di programmi e progetti.


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Riassumo qui di seguito i concetti principali che stanno alla base del Kanban Project, Programme e Portfolio Management, tratti dal libro.

Il pensiero fondativo del Kanban Project, Programme e Portfolio Management (KPPM)

Il KPPM adotta un approccio scientifico e orientato al problem-solving per la gestione del lavoro di progetto e affronta le sfide reali delle organizzazioni di progetto.
Il KPPM si basa su tre elementi fondamentali:

  • Systems thinking (pensiero sistemico)
  • Flow thinking (pensiero sulla gestione dei flussi)
  • Sviluppo di una cultura collaborativa e purpose-driven

Le conoscenze alla base di questi concetti esistono da decenni anche se sono poco conosciuti e applicati nelle aziende di servizi. Il pensiero sistemico in Kanban si basa sulle opere di W. Edwards Deming, Russell Ackoff, Peter M. Senge, Donella Meadows e altri.
Il pensiero sulla gestione dei flussi fa riferimento alla Teoria dei Vincoli (TOC) di Eliyahu Goldratt, a Principles of Product Development Flow di Donald Reinertsen, al Toyota Procution System e al Lean Thinking. L’applicazione di questi concetti all’interno del metodo Kanban hanno portato allo sviluppo del Kanban Maturity Model (KMM) che definisce un insieme di valori culturali e pratiche che aiutano a migliorare i risultati di un’organizzazione in modo evolutivo.

Il KPPM amplia e adatta alle organizzazioni di progetto il Kanban Maturity Model (KMM).
Il KPPM non è un nuovo metodo di gestione dei progetti. Descrive pratiche che affrontano le sfide croniche della gestione dei progetti, programmi e portfolio e che integrano le conoscenze e i metodi esistenti in materia di project management. Il modello può essere applicato anche in combinazione con metodi Agili, quale ad esempio Scrum.

Systems thinking (pensiero sistemico)

Il Systems Thinking è un modo di vedere un’organizzazione come un sistema di parti interconnesse e di comprendere i suoi comportamenti e risultati come prodotto delle interazioni tra le parti.

I risultati che un’azienda ottiene dipendono dalle azioni congiunte delle sue unità aziendali. Risposte adeguate a circostanze sfidanti possono generare un vantaggio aziendale. Decisioni inadeguate su una buona opportunità potrebbero sprecarla.

Il miglioramento dei risultati di un’organizzazione richiede la focalizzazione su obiettivi comuni, comunicazione e sincronizzazione puntuale, rapidità decisionale e capacità di adattamento. Senza la comprensione dello scopo, le azioni di miglioramento diventano prive di significato e comportano uno spreco di tempo, energia e investimenti. Allo stesso modo, senza la comprensione di come le interazioni tra le unità dell’organizzazione influiscono sui risultati, non è possibile identificare la causa principale dei problemi attuali e proporre un trattamento adeguato che la risolva.

Il Systems Thinking aiuta a prendere decisioni informate che risolvono i problemi dell’organizzazione a partire dalle cause principali e migliorano i risultati complessivi. I manager iniziano a prendere decisioni informate basate sulla comprensione dell’azienda come sistema e sui dati.

Flow thinking (pensiero sulla gestione dei flussi)

La gestione del lavoro con i sistemi kanban consiste nel creare un flusso di lavoro stabile e controllato attraverso un sistema a capacità finita.

Deve esserci una giusta corrispondenza tra i flussi di lavoro, i materiali (o le forniture), le operation, la comunicazione con i clienti e i fornitori per sviluppare e consegnare con successo i risultati dei progetti. Una kanban board deve visualizzare chiaramente lo stato del lavoro in corso (WIP – Work in Progress) e di quello in attesa di essere iniziato. Sia i sistemi sovraccarichi che quelli sottoutilizzati producono risultati non ottimali. In condizioni di forte pressione e stress, gli individui perdono tempo nel multitasking e commettono errori. La loro capacità di consegna e la qualità del prodotto e del servizio peggiorano. I progetti cominciano a ritardare, aumentano i costi e peggiorano la soddisfazione dei clienti e degli stakeholder.

Per migliorare i risultati complessivi dei progetti, le organizzazioni devono utilizzare la loro capacità in modo opportuno. Dare priorità e selezionare un numero sufficiente di progetti da far passare attraverso il sistema garantisce una gestione ben focalizzata e un alto morale dello staff. Per lo stesso motivo, i problemi che bloccano il flusso di lavoro del progetto a causa di informazioni mancanti, attese o rilavorazioni, devono essere risolti il prima possibile.

Creare e sostenere un flusso di lavoro stabile coinvolge tutte le persone dell’organizzazione e richiede la cooperazione con clienti e fornitori. Allo stesso tempo, la creazione di un flusso è vantaggiosa per tutti i livelli dell’organizzazione. A livello operativo, le persone godono di un lavoro focalizzato e di un carico adeguato. I project manager sfruttano i dati di flusso per migliorare la prevedibilità e rispettare con sicurezza le scadenze importanti. I responsabili aziendali apprezzano l’aumento della produttività e dei risultati ottenuti, nonché la maggiore capacità dell’organizzazione di stabilire le priorità e di adattarsi ai cambiamenti del contesto aziendale.

La soluzione è quindi migliorare il flusso dei progetti attraverso una gestione accurata della capacità disponibile piuttosto che espandendo il sistema. Migliorare attraverso processi efficienti è molto più conveniente che cercare nuove persone e investire in strutture e attrezzature.

Sviluppo di una cultura collaborativa e purpose-driven

La cultura è una questione di valori condivisi e di modi di pensare, decidere e comportarsi. I valori e gli obiettivi comuni consentono l’introduzione di pratiche e norme appropriate. La giusta combinazione di principi e pratiche pertinenti porta al raggiungimento di risultati migliori.

Le pratiche semplici che migliorano l’adattabilità delle persone rafforzano le loro abitudini e la motivazione a continuare a migliorare. La padronanza di nuovi modi di lavorare incoraggia nuovi comportamenti. Le pratiche KPPM impegnano le persone a promuovere una cultura di collaborazione, focalizzazione su un obiettivo comune, apprendimento continuo e adattamento.

Panoramica del Kanban Project, Programme e Portfolio Management (KPPM)

Il KPPM comprende un insieme di Principi, Pratiche e Valori culturali che aiutano le organizzazioni a e a prosperare in un ambiente di business mutevole e incerto.

Principi del KPPM

I principi del KPPM definiscono le basi del pensiero, del comportamento e dell’azione in una organizzazione adattiva.

  • Visibilità Pensare in maniera olistica e visualizzare il lavoro, le informazioni sullo stato del lavoro e altri dati necessari per prendere le decisioni a tutti i livelli dell’organizzazione.
  • Focus Focalizzare le azioni sulle richieste del cliente e sul purpose del business.
  • Flusso del valore continuo e bilanciato Creare un flusso continuo e bilanciato di risultati per gestire efficacemente anche il bilanciamento tra richieste del cliente, priorità, rischi e la capacità del sistema di produrre valore.
  • Feedback rapidi Implementare cicli di feedback rapidi sia all’interno dell’organizzazione, che con clienti, fornitori e mercato, per mantenere sincronizzato il sistema aziendale di creazione del valore.
  • Cultura collaborativa e purpose-driven Coltivare una cultura della trasparenza, della collaborazione, del pensiero orientato ai risultati e dell’adattamento continuo.

Struttura del KPPM

Il KPPM estende il Kanban Maturity Model (KMM) con ulteriori idee che sono state adattate dalla Teoria dei Vincoli (TOC) e da Lean, e adatta le pratiche del KMM per rispondere alle esigenze delle organizzazioni di progetto.

Livelli evolutivi

Il KPPM è suddiviso su quattro livelli evolutivi:

  • EL1 Team-Focused I team sono autonomi ma non sincronizzati.
  • EL2 Customer-Driven I team sono sincronizzati in un flusso end-to-end di progetto.
  • EL3 Oucome-Driven Tutti gli obiettivi del delivery system vengono continuamente raggiunti attraverso un flusso bilanciato e sostenibile
  • EL4 High Performing Risultati aziendali di rilievo grazie alla cultura dell’eccellenza e del miglioramento continuo

Pratiche

Le organizzazioni di progetto devono pianificare il lavoro, monitorare l’esecuzione di progetti, programmi e portfolio (incluso quello strategico), apprendere e adattarsi ai cambiamenti e misurare i propri risultati.

A supporto di queste attività il KPPM definisce quattro gruppi di pratiche:

  • Plan 9 pratiche basate sulle pratiche generali Kanban Visualizza e Gestisci il Flusso
  • Communicate and align 45 pratiche basate sulle pratiche generali Kanban Visualizza, Implementa Cicli di Feedback ed Esplicita le Policy
  • Monitor and adjust 24 pratiche basate sulle pratiche generali Kanban Visualizza, Gestisci il Flusso ed Esplicita le Policy
  • Learn and adapt 9 pratiche basate sulla pratica generale Kanban Migliora Collaborando, Evolvi Sperimentando

Valori culturali

I valori culturali promossi dal KPPM, suddivisi per livello evolutivo, sono:

  • EL1 Team-Focused
    • Transparenza
    • Collaborazione
    • Prendere iniziativa
  • EL2 Customer-Driven
    • Coordinamento tra team di specialisti e fornitori
    • Atti di leadership
    • Rispetto
    • Fiducia
    • Cambiamento evolutivo
  • EL3 Oucome-Driven
    • Fitness for Purpose
    • Leadership a tutti i livelli
    • Accordo e comprensione comune
    • Unità e allineamento
    • Bilanciamento
    • Servizio al cliente
    • Risultati e conquiste di breve termine
    • Apprendimento sperimentale
  • EL4 High Performing
    • Capacità di anticipare piuttosto che di reagire
    • Capacità di migliorare continuamente
    • Equità
    • Sviluppo della leadeship

Conclusione

Lo sviluppo dell’agilità organizzativa, anche nella gestione di progetti, programmi e portfolio, è un percorso da far progredire nel tempo. Gradualmente coinvolge tutto il personale dell’azienda nella revisione e adattamento dei processi organizzativi e delle policy, in modo tale che l’azienda possa adattarsi e avere successo nell’attuale ambiente di business mutevole. Il metodo Kanban e il KPPM possono supportare efficacemente questo percorso.

Prossimamente pubblicherò su questo blog alcuni brevi casi pratici esemplificativi di applicazione del KPPM a progetti aziendali ai quali ho patecipato.

Bibliografia:
Teodora Bozheva | KPPM – Kanban Project, Programme e Portfolio Management – A map to business agility
David J Anderson – Teodora Bozheva | Kanban Maturity Model (2nd Edition) | Kanban University Press

Ho pubblicato originariamente questo articolo per il portale Kanban Help, al quale collaboro insieme al collega Luca Gambetti.
Visita Kanban Help – www.kanban.help – per conoscere gli strumenti formativi e di coaching che ti possono aiutare a introdurre il metodo Kanban nella tua azienda.

Migliora il tuo Project Management con Kanban: il project manager come risk manager invece che come pompiere

Riporto in questo articolo uno stralcio del testo (la traduzione è mia) di quanto detto da David J Anderson, creatore del metodo Kanban, in una breve intervista al termine del PMI Poland Chapter Congress 2013 (trovate il link al video originale più sotto). Il video è di dieci anni fa ma il messaggio è sempre attuale e davvero importante per chi svolge il ruolo di project manager: il project manager è un risk manager e non un pompiere.

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Il project manager come risk manager

“David, potresti dirmi che cosa i partecipanti dovrebbero ricordare dopo il tuo intervento?”

“Credo che il principale messaggio del mio intervento sia stato che i project manager passano troppo tempo su attività prettamente amministrative, attività di segreteria per organizzare riunioni, programmare il lavoro di persone, coordinare, raccogliere informazioni, diffondere le informazioni, comunicare, mentre quando non fanno questo la loro attività è spengere gli incendi e hanno l’immagine di sé del tipo: “Sono un eroe, sono il pompiere e non funzionerebbe nulla senza la mia presenza”.
Mi piacerebbe invece che si reinventassero come Risk Manager per le loro aziende e quello che abbiamo fatto con i sistemi Kanban è stato rendere il service delivery e le organizzazioni di knowledge worker (c.d. ‘lavoratori della conoscenza’, ovvero attivi in professioni intellettuali, quale ad esempio l’informatica – n.d.t.) molto più prevedibili, affidabili, attendibili e degne di fiducia.

Quindi, se il project manager può fidarsi si tutto quello che succede e (il progetto – n.d.t.) ha trasparenza e visibilità, molto del lavoro di segreteria si riduce e i fuochi non bruciano più. E però spesso i project manager si fermano a questo punto: “e adesso cosa faccio?! Tutto il mio lavoro è reso inutile da questa cosa del Kanban!”
E invece io vorrei che passasse il messaggio che ci sono molte, ma molte più opportunità di portare davvero valore aggiunto alle loro organizzazioni se gestiscono meglio i rischi”.

Link al video originale su YouTube: https://youtu.be/vMOg7IFfXtE?si=cJciHWYk8oulll3L

Ho pubblicato originariamente questo articolo per il portale Kanban Help, al quale collaboro insieme al collega Luca Gambetti.
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Explaining the concept of vanity metrics to a teenage son with Kanban

“However beautiful the strategy, you should occasionally look at the results.”
Winston Churchill


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“This is your throughput this week Son, what’s gone wrong?”

“Nothing Dad, I just didn’t feel like doing anything.”

“Ok, but what if no one here felt like doing anything….”

“No idea…”

“Come on, don’t fool me around, you know the whole housesold would collapse”

“Don’t think so, Mom and you would fix it.”

“Nope, I mean if NO ONE here felt like doing anything, including Mom and me….”

“You can shift some of last weeks’ cards to this week, can’t you? So my through…how-do-you-call-it would be ok for this week as well, score done!”

“It’ not about a making a score, Son, it’s about doing something to collaborate with the community you live in. That’s the objective.”

“Isn’t it about the score…”

“No it isn’t. Just making the score is called ‘vanity metric’.”

“I am not vain.”

“I’m not saying you are vain, I’m saying that focusing on the score, and not on the underlying event measured by the score, ends up being a vanity metric.”

“Again your nerdish kanban thing, Dad….”

“Yes of course, Son, but let’s go back to the point: are you going to do something for the community this week, or not?”

“If I should….”

“Yes please.”

This conversation and the characters represented in it are purely fictional for the sake of explaining some Kanban Method to the folks

I originally posted this article on LinkedIn on May 2nd, 2024

Addressing teenagers’ “Why me?!?” syndrome with Kanban

“It ain’t what you don’t know that gets you into trouble. It’s what you know for sure that just ain’t so.” – Mark Twain

“Can you please help?” asks Dad to Son

“Why me?!?” answers Son

“Because we live together and any of us helps a bit, it’s called collaboration”

“But I do help a lot already!”

“Nope”

“Yes!”

“Well… not so much”

“YES!”

“All right Son, let’s do something about it!”

After some while the first simple Kanban board appears in the kitchen. Three columns: ‘to do’, ‘in progress’ and ‘done’, very simple one. Anyone has their own coloured pin: blue Mom, yellow Dad, green Son, red his Brother. And the first metric appears. Cards count: very simple one.


kitchen Kanban board

“I’m stuck!” says one day Dad to Mom

“I’m too busy!” replies Mom to Dad

“….but you are idle!” goes on Dad pointing to Son

“Me?” bounces back Son

“Yes! You ain’t that busy are you?”

“What the…. uh, but actually I’m busy …. uh… busy doing…”

“…doing what Son? There isn’t any card under your pin ‘in progress'”

“Yes, but I always do a lot!”

“Let me check your throughput…”

“My through…what Dad?!? You’re still the same old nerd…”

“Your throughput Son, which is the count of the cards which have been processed by you… actually over the past week you don’t seem to have done much, in fact your brother’s card count is four times than yours, let alone mine and Mom’s which are much bigger as they should be. You don’t want to end up looking the laziest in town, do you?”

“No, no, definitely not!”

“All right then, may I ask for your help please?”

“Ok, ok, but… but…”

“But… what?”

“Nothing Dad, doesn’t matter”

This conversation and the characters represented in it are purely fictional for the sake of explaining some Kanban Method to the folks

I originally posted this article on LinkedIn on March 29, 2024

Conversation between a (Kanban Coach) father and a teenage son

“A problem well stated is a problem half solved.” – Charles F. Kettering

“Today I’ve been called from school and told you are always late….”
“Me?! What the…. I mean, not ALWAYS… from time to time maybe yes, but not always, in fact I’m very often on time!”

“All right Son, let’s do something about it!”

A few months later, showing a chart displaying the statistical distribution of delays.


Statistical distribution of delays

“Son, this is the metric of how often you are on time or late, overall”

“Who? Me? You must be joking!”

“No, I’m not, this is you over the past months, as you can see your on-time-arrival rate is 68% of occurrences, whilst you arrive within 15 minutes of delay 93% of times and 99% of times your are there within half an hour of delay, that is it”

“Dad you are a damn nerd!”

“Yes, I know I am Son, but these are facts, what the psychologists would call a reality check. Which is the rate of delays that the school is ready to accept?”

“No idea Dad”

“All right, then check with them, even though I suspect they have an expectation that is much lower than your current delay rate; by the way the good news is that the statistical distribution is reasonably thin tailed which means that you are consistently predictible…”

“What is this statistical crap Daaad?! Tell me in a way that also the cat can understand!”

“I mean that you do things more or less always the same way, so probably it’s enough that you set an half an hour earlier your alarm in the morning and you will be consistently on time, if you want….”

“Come on Dad, why should I wake up half an hour earlier…. I can instead rush and be on time!”

“It’s your decision Son, you are the master of your fate, your are the captain of your soul….”

“Also the poem crap now, stop it there Dad, got the message….”

Above conversation and the characters represented in it are purely fictional for the sake of explaining some Kanban Method to the folks

I originally posted this article on LinkedIn on February 18, 2024

Personal Capacity Planning: a practice that boosts Kanban teams productivity

The practice of looking at the typical weekly schedule and making a personal analysis of production capacity with respect to the different activities to be carried out – which I have branded as Personal Capacity Planning – is an exercise that I have been prompting to do for more than a decade now the people I’m coaching in many organizations. And it has always boosted their productivity.

Step one: look for personal weekly patterns

The method applied is very empirical and pragmatic. No estimates or scheduling of activities are made – which would be time-consuming and wasteful; instead, the idea is to recall what has been done on average over the last few weeks, looking for a pattern. An alternative approach is to simply track and record what gets done over two to three weeks.

Personal Capacity Planning on a whiteboard in 2011

What emerges is usually a pattern of how loads are typically distributed in order to maintain the current level of activity, and the thing that has always surprised me is how sensible patterns can be detected even in rather chaotic organisations (maturity level between 0 and 3 of the Kanban Maturity Model). It is as if people in such organisations instinctively tend to compensate for the chaos that surrounds them by giving themselves predictable routines on a personal level. Moreover it also retains its usefulness in organizations at higher maturity level.

Step two: adjust the patterns to evolve the workflow

What is interesting is that such instinctive tendency can be leveraged to evolve and stabilise workflows. Just the fact that people are visualising their typical week and become more aware of it, tends to stabilise their behaviour and thus the system. Furthermore, applying other Kanban practices together with the team such as visualising the work, analysing the workflows, collecting initial metrics and understanding the actions that can improve the workflow, the team can act in a shared way on personal capacity planning patterns, trying to modify them to facilitate the improvement of the workflow in the desired direction. Within the Kanban cadences, primarily the Team Kanban Meeting but also the Service Delivery Review, the team can discuss and share how to run safe-to-fail experiments by adjusting each individual pattern in order to evolve the workflows, so that by subsequent adjustments over time the workflows can be stabilised and optimised.

I have found this practice particularly useful when people are engaged in several teams and several different workflows, and I have always observed empirically a tendency to rebalance performance across flows, for example by slowing down workflows that are outperforming against SLAs (agreed service levels) in favour of speeding up worklows that are underperforming.

Personal Capacity Planning on a spreadsheet in 2024

Step three: reserve capacity as you see fit

Adjusting and re-balancing personal capacity may imply reserving some capacity as necessary. When I implemented such practice for the first time back in 2011, I was the delivery manager in a software company leading a group of project managers. The main problem in those days was that many resources engaged on projects were shared and were also engaged in other operations maintenance activities. It was then that we came up with the idea of reserving capacity ‘slots’ so as to avoid conflict with the projects and make sure that the capacity available to the projects was realistic.

Later I used the same approach whenever I found myself in a similar situation. For example, it helped me apply Scrum: if the same people had to participate in different teams, of which only some applied Scrum, the need arose to reserve shared slots in which to work co-located and apply Scrum ‘rituals’. More recently, I have used it for teams that are involved in support and service desk activities as much as in development projects, balancing workloads and reserving shifts as service desk agents.

How can this practice help you?

The initial reaction to the introduction of this practice has always been one of suspicion, as if I wanted to mind the team’s business and control them by putting them in a bit of a ‘cage’. After some time, however, people have always discovered that it is not a ‘cage’ but a method managed autonomously by the team themselves and aimed at supporting stability and predictability of their working system regardless of external interfering factors. Greater stability and predictability of the system means that people, and the teams they are part of, have more and more effective control overtime on the service levels they offer their customers and thus ultimately they become masters of their own fate.

This practice does not limit, does not lock the team in a ‘cage’, instead does the opposite by relieving the team of external pressure. It is a counterintuitive concept that can only be fully understood by experiencing a practice that integrates perfectly with the Kanban Method and is fully in line with its principles.

Scrum applicato in azienda: ridurre il carico del team per aumentarne l’efficienza

Un team agile, come qualunque sistema di servizio, raggiunge la massima efficienza se non viene caricato oltre i due terzi della propria capacità massima. Un concetto controintuitivo che ci viene spiegato dalla teoria delle code.

Scrum applicato in azienda: scrivere i requisiti in un progetto agile

Perché un progetto possa essere davvero agile, i requisiti devono essere scritti in modalità outcome based: in questo video provo a spiegare cosa significa e a fare qualche esempio.