I nostri progetti e il futuro

IlFuturoNon

In genere non amo i graffiti. Non mi piace che i writer scrivano sui muri della città dove vivo causando fastidio e indebiti costi di pulizia a chi non necessariamente apprezza la loro arte.
Però devo ammettere che sabato mattina, mentre correvo su un cavalcavia e questa scritta mi è sbucata quasi all’improvviso nella nebbia, è stata un’illuminazione e mi sono fermato a fotografarla. In realtà, ho scoperto poi, la frase non è di un writer qualsiasi ma di ivan, ‘avanguardia di poesia di strada e assalto poetico’, come si definisce sul suo sito, personaggio piuttosto noto. E come si vede la scritta è stata a sua volta imbrattata da altri writer meno poetici.

Avendo dovuto vincere quella mattina la mancanza totale di voglia di abbandonare il lettuccio caldo per percorrere parecchi chilometri nella nebbia, mi ero immerso in riflessioni sugli alibi che noi tutti ci creiamo quando non vogliamo cambiare e facciamo resistenza. Se si va alla radice, questo è anche il problema principale da affrontare quando si introducono cambiamenti in azienda.  C’è sempre un buon alibi a disposizione, basta argomentarlo bene.

Questa frase, nel suo essere paradossale, può essere l’ennesimo alibi oppure spazzarli via tutti. Perché se mai il futuro è stato ‘quello di una volta’ oggi il mondo è cambiato, è diventato meno prevedibile e il futuro dobbiamo imparare a costruircelo. E questo ci costringe a pensare di più al nostro progetto e a darci un metodo di project management, quale che sia.

Siamo noi i padroni del nostro destino, dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare sodo per cercare di gestire al meglio e ridurre l’imprevedibilità dei nostri progetti e del nostro futuro.

7 commenti su “I nostri progetti e il futuro”

  1. Ciao Marco,
    Non posso fare a meno di replicare citando il defunto leader dei Fab Four “life is what happens to you while you’re busy makin’ other plans…” Che è un po’ all’antitesi di quanto dici tu, ma che in qualche modo completa la visione.
    Quidi, per contribuire a quanto scrivi, se da un lato è necessario (lo credo anch’io) pianificare e provare a ridurre l’imprevedibilità e l’aleatorietà, dall’altro non possiamo essere altro che flessibili e adeguarci a ciò che, alla fine, non è possibile pianificare del tutto, come ci insegna proprio la morte di John Lennon.
    A presto,
    Walter

    1. Ciao Walter,
      quello che dici è vero, la flessibilità e la capacità di adeguarsi alle circostanze non pianificabili e al destino è altrettanto importante che la volontà di tentare di prenderlo in mano e ridurne l’imprevedibilità.
      Il punto è che spesso si invoca la flessibilità e la capacità di adeguarsi (dell’organizzazione, quindi in ultima analisi degli altri 😉 ) come alibi per fare esattamente il contrario della flessibilità, ovvero non cambiare nulla.
      In fondo il project management non ha la pretesa di predire il futuro, solo di cercare di governare il processo per arrivarci in maniera controllata, riducendo appunto l’imprevedibilità ove possibile.
      Come dicevo a qualcuno qualche tempo fa in un corso, in un progetto si può cambiare rotta anche tutti i giorni, basta farlo con un senso in maniera controllata e non a caso.
      A rileggerti presto
      Marco

      1. “Life is what happens to you while you’re busy makin’ other plans…” è vero.
        E nello stesso tempo occorre pianificare.
        Valgono le due cose in contemporanea. Ma la prima è più vera dell’altra.
        La seconda è solo molto importante.
        Gian Carlo

        1. L’importante è che la maggior verità della prima non diventi l’alibi per non fare la seconda…. 😉

          1. d’accordissimo. la frase deve solo servire da monito per ricordarci che i piani possono cambiare e non da scusa per per dire “non è colpa mia, è solo sf…a”…

            Come diceva Darwin, non è la specie più forte o quella più intelligente a sopravvivere, ma quella più adatta al cambiamento. Dobbiamo solo ricordarcelo mentre pianifichiamo. Questo vale sia per le persone che per le aziende. Ne scrivevo giusto qualcosa qui: http://wp.me/puA77-et

  2. Grazie, Marco, sempre iluminanti i tuoi spunti.
    E grazie anche per il testo su Window 7 che mi hai inviato – mi ero scordata di ringraziarti – lo sto davvero apprezzando anche se sono passata a Mac… :-).
    Ma questa è un altra storia di cambiamento su cui sto riflettendo…ti dirò…

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