Il project management deve essere semplice

Sarà il caldo di questo periodo dell’anno e la voglia di rallentare il ritmo in vista delle ferie, ma in questi giorni rifletto spesso sul tema della semplicità nel project management. Ho avuto modo di rifletterci in particolare l’altro giorno perché, come ogni anno in luglio, dedico qualche mezza giornata in libreria a passare in rassegna tutti i libri sul tema, in cerca di qualche novità.

Non me ne abbiano i colleghi ma una cosa che mi ha sempre disturbato un po’, in particolare per quel che riguarda i testi italiani che trattano di project management, è la tendenza a trattarlo in modo pesante e complicato. Quasi a volere dimostrare e sottolineare che anche il project management è una scienza con le sue complessità, eh perbacco!

L’altro giorno invece è stata una di quelle volte in cui ho respirato una boccata di ossigeno. Ho trovato per caso su uno scaffale un libricino, che non è nemmeno così nuovo ma che per qualche misteriosa regione gli anni scorsi mi era sfuggito. The Project Manager’s Book of Checklists (vedi), un libro intero fatto solo di check list! Fantastico!

Me lo sono letto di un fiato – essendo fatto di
elenchi, non ci vuole molto – e alla fine mi sono
chiesto come mai tendiamo sempre un po’ tutti a
complicare quello che complicato non è. Magari il
metodo può essere strutturato, oppure il progetto
complesso, ma l’essenza del project mangement è
semplice. Anche in questo caso l’approccio alla
preparazione della maratona ci dovrebbe aiutare,
anche se poi ce lo dimentichiamo sempre: ‘keep it
simple!’ direbbero i guru americani
Veramente utile lettura, la consiglio a tutti sotto
l’ombrellone.

Me lo sono letto di un fiato – essendo fatto di checklist, non ci vuole molto – e alla fine mi sono chiesto come mai tendiamo sempre un po’ tutti a complicare quello che complicato non è. Magari il metodo di gestione di un determinato progetto può necessitare di essere maggiormente strutturato, oppure il progetto può essere complesso, ma l’essenza del project mangement è semplice.  ‘Keep it simple!’ ho sentito dire una volta da un guru americano, la ricerca della semplicità come linea guida. Bisognerebbe tenerlo a mente anche quando si scrivono i libri. A me aiuta la preparazione per la maratona, correndo faccio fatica e allora mi riesce più facile ricordarmi che devo ricercare la semplicità e la via più diretta alle cose. Anche se poi giungendo al lavoro non sempre mi riesce facile perseguire la strada del pragmatismo per rendere le cose pratiche, essenziali ed efficaci.

Veramente una utile lettura, la consiglio a tutti. Non sotto l’ombrellone, in fin dei conti siete in vacanza, ma come utile vademecum da portarsi sempre dietro e consultare all’occorrenza.

6 commenti su “Il project management deve essere semplice”

  1. Ciao Marco,
    grazie per il consiglio di lettura, lo metto in wish list!
    Da project manager confermo il motto “keep it simple”.
    La caratteristica di incasinare le cose semplici affinché sembrino importanti è, come dici tu, tutta italiana. Ricordo i libri di econometria in università, quelli italiani erano illeggibili, quelli americani di una semplicità e concretezza disarmanti.
    Per non parlare del marketing, i testi dei docenti italiani fanno venire il latte alle ginocchia, pieni di modelli teorici (per lo meno quelli che ho avuto sotto mano io e che per gentilezza non cito), mentre i testi americani (anche quelli un po’ più accademici, come il mitico Kotler) sono veloci, pieni di casi concreti e con pochissima teoria.
    Approfitto del commento per segnnalare anch’io una lettura simpatica sul PM: “The portable MBA on project management”(link su Amazon UK http://tinyurl.com/23ehqrp), non è proprio un libricino, sono 450 pagine, ma lo si può leggere anche in spiaggia, per come è scritto. All’americana, appunto 🙂
    Buone ferie!
    Walter

  2. Ciao Walter,
    grazie del commento e del suggerimento per la lettura – magari però in spiaggia leggo il romanzo che ho in sospeso dall’estate scorsa… 😉
    Non volevo calcare la mano, ma sui libri universitari la mia esperienza è stata identica alla tua: senza gli americani (incluso il Kotler) sarei ancora là a ripetere i vari esami di marketing, ricerca operativa, ecc., ma anche quelli di informatica, sistemi informativi, ecc. Nei testi italiani non mi ci raccapezzavo allora e non mi ci raccapezzo nemmeno ora.
    Tutti tranne uno e, visto che che lo nomino in positivo, lo cito: “Il budget nel governo di impresa” di Alberto Bubbio. Sarà che Bubbio aveva studiato alla Harvard Business School, ma sta di fatto che era (è, credo che sia stato ristampato) un libro all’americana, tanti schemi ed esempi. Per fortuna, altrimenti chi mi avrebbe insegnato a leggere un bilancio italiano? 🙂
    Buone ferie anche a te!

  3. Sono d’accordissimo.
    Su questo tema ti consiglio due saggi del management scritti da un’italiano-americano pubblicati anche in Italia:Projectmanagement:lametodologiadei12 step HOEPLI
    Strategic Planning HOEPLI.
    La chiave e’ la semplicita’!!

    1. Grazie Antonello per il tuo qualificato commento e per il suggerimento: conosco la metodologia dei 12 step e ho avuto modo di apprezzarne l’impostazione molto ‘americana’ e pragmatica, terrò presente il secondo titolo.
      Occorre continuare a lavorare verso la semplicità di approccio, ogni tuo ulteriore commento e contributo al dibattito sarà benvenuto 🙂
      A rileggerti presto.
      Marco

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